grandissima esperienza e talento.
Tutto lo spettacolo è costruito su scene di ispirazione prettamente cinematografica. Mi sono ispirata molto al cinema italiano degli
anni ‘60 - Fellini, Visconti - al cinema di Wong Kar Wai di Hong
Kong, con citazioni anche al lavoro di Edward Hoper.
Ai fini della rappresentazione del tema scelto trovo che la scena
circense sia già fortemente evocativa. La prodezza dell’artista di
circo già da sola racconta la violenza e la ferocia dei rapporti
umani. Tutto quello che facciamo come artisti circensi è sempre
border line, ci mettiamo veramente in pericolo, pur gestendo con
ragionevolezza il rischio, e questo è ragione di violenza, che è il
tema che voleva trattare con questo spettacolo.
Amo il circo nella sua essenza e non definisco i miei lavori né tradizionali né contemporanei. Sicuramente sono stata influenzata
fin da piccola dal circo tradizionale, a cui mi sono spesso ispirata,
e forse anche per questo negli spettacoli di Rasposo ci sono sempre stati degli animali in scena. È stata una scommessa venire qui
in un contesto di circo contemporaneo dove gli animali non
sono ben visti in scena, così come individuare l‘animale che
meglio rappresentasse ed esprimesse il tema della violenza e
la ferocia. Una ricerca ancora più ardua perché oltre all’animale bisognava trovare un addestratore che volesse mettersi in
gioco in questo contesto, che volesse scommettere su una
messa in scena diversa, basata sulla dolcezza e la libertà.
Naturalmente tutto questo all’interno di misure di sicurezza,
detenzione e cura per gli animali che sono ben regolamentate
dalle normative vigenti.
C’è una controversia e dibattito molto forte sull’utilizzo degli animali all’interno del circo contemporaneo da parte della critica e degli
operatori di settore. Sicuramente le reazioni allo spettacolo sono
molto forti e contrastanti; il pubblico è diviso in chi lo accetta e gli
piace e chi invece ha una reazione di dissenso. La mia vuole essere una provocazione, ma anche una citazione sulle origini del circo
da cui tutti discendiamo. Inoltre capovolgere
tutto è uno dei principi estetici fondanti del mio lavoro, per cui ben venga
la controversia.
Speriamo di poter girare per
almeno due/tre anni con
questo spettacolo, uscito
ad aprile. Nel frattempo
sono già al lavoro su una
nuova carte blanche. Il
mio sogno con i giusti
mezzi è di realizzare uno
spettacolo ancora più
totale, dove inserire
addirittura degli elefanti
all’interno di uno spettacolo di circo contemporaneo!
fuori dei canoni estetici e tecnici dello sport, grazie anche ai registi che mi hanno guidato nel percorso. Sicuramente conservo
alcuni aspetti importanti della mia esperienza sportiva e li riverso
in questa esperienza artistica. La generosità per esempio, che
nello sport è condizione indispensabile per il successo, qui viene
messa al servizio della performance artistica e viene integrata dal
mestiere d’autore. Dopo 8 anni mi sento un ibrido, sicuramente
più artista di circo, ma ringrazio il mio passato da ginnasta che mi
permette di affrontare questo nuovo percorso con il giusto
approccio. È stata una fortuna poter entrare nei Rapsoso, perché
mi ha fatto capire cosa significa gestire una compagnia di successo, sia artisticamente sia economicamente. In futuro vorrei fondare una compagnia con amici che stimo e con i quali mi piacerebbe lavorare insieme, una compagnia che possa nel tempo riscuotere il successo delle grandi compagnie francesi.
j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 61 d i c e m b r e 2013
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