ArchitettiRimini (2005/2009) N. 3 - gandolfi - 2005

architettirimini Notiziario bimestrale dell'Ordine A.P.P.C. della provincia di Rimini S arà che la professione di architetto porta nell’imminenza delle ferie estive ad avere dei carichi di lavoro ed una serie di questioni da chiudere di difficile sopportazione (cantieri che devono concludere i lavori, clienti che aspettano progetti in corso, preventivi di lavori da consegnare, etc., etc., etc. ...), e che quindi tutto sembra più difficile e meno positivo. Ma devo confessare che accingendomi a scrivere queste brevi note sul risultato della 1^ edizione del “Premio di Architettura 3 Perchè sempre così soli? gandolfi NUOVA SERIE maggio / giugno 2005 Contemporanea Giovanni Gandolfi”, che mi sono state richieste, mi sono interrogato sul perché tutte le attività e le fatiche che le strutture dell’Ordine e le persone che lo sostengono con il loro lavoro non riescano ad ottenere quanto sarebbe auspicabile di ritorno per quell’impegno – che è, per i componenti del consiglio e delle commissioni, completamente volontario e scevro da ogni interesse professionale personale. Questa riflessione non riguarda la qualità della partecipazione degli iscritti alla vita dell’ordine – che è sempre piuttosto alta – ma il loro coinvolgimento, troppo esiguo nel numero, nelle attività ed iniziative, a partire dalla loro ideazione ed organizzazione per concludersi nella effettuazione degli eventi o iniziative finali. A volte sembra, veramente, di essere un equipaggio di pochi marinai di una piccola scialuppa abbandonata alla deriva e di remare in un mare sconfinato. Anche il Premio intitolato a Giovanni Gandolfi ricade nel panorama che ho appena tratteggiato: su circa 600 iscritti all’Ordine, 12 hanno presentato i loro lavori; la qualità dei progetti e delle realizzazioni presentate è confortante e rappresentativa della qualificazione degli architetti che operano nel riminese; i progetti premiati danno conto di impegno e capacità ideativi, progettuali, realizzativi di chi li ha presentati. Il premio è stato un momento qualificante delle attività per la celebrazione del decennale dell’Ordine, perché voleva raggiungere diversi risultati: sottolineare l’importanza della nostra presenza qualificata nel dibattito culturale e nella costruzione del futuro della nostrà realtà territoriale; rafforzare i nostri rapporti con i soggetti locali che concorrono con gli architetti agli assetti della città 3 Sommario 3 3 5 e del territorio, committenti e costruttori (cioè enti pubblici, imprenditori, etc.); mettere in moto un circuito che aiuti a condurre la “coscienza collettiva dell’architettura” prodotta dalla cultura locale al di fuori dei confini provinciali. A consuntivo mi sembra che nonostante tutte le difficoltà ci siamo riusciti, per la qualità dei progetti presentati, per la composizione della giuria, per la ricchezza dei contributi al dibattito ed alla crescita dei temi da noi posti sul tavolo venuta dal convegno al termine del quale è stata effettuata la premiazione, per i rapporti allacciati o rafforzati con enti, soggetti istituzionali e del mondo del lavoro. Come saprete il 15 di settembre saranno indette le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine, che passerà da sette a undici componenti. Quello della scelta dei propri rappresentanti è un momento fondamentale, perché fornisce anche un indirizzo sulla nostra identità e sulle nostre aspettative. Spero che l’elezione del nuovo Consiglio possa costituire, oltre che un momento istituzionale, anche un impulso forte ed un rinnovamento per una più forte e qualificata presenza degli architetti nella realtà in cui operiamo: come sempre è dal nostro interno che dobbiamo trarre le risorse necessarie, impegnamoci assieme con coesione e spirito costruttivo e comune. 2 4 Marco Zaoli ARCHIRI’ è aperta alle iscrizioni (per chi ama l’architettura) L’ associazione degli architetti, pianificati, paesaggisti e conservatori di Rimini è nata. Il suo nome è Archirì. Un nome breve, che si pronuncia con facilità. Un nome disinvolto, dal suono persino spiritoso. Un nome, Archirì, che si ricorda subito. E la scelta di questo nome per la nostra associazione non è secondaria. Perché ne evidenzia la paternità e ne comunica il carattere. Un carattere certamente più libero e spigliato, complementare a quello di un ordine professionale, organismo Stefano Matteoni M. Zaoli è solo? M. Sirotti sulla novità Archirì Vincitori del Premio Gandolfi i progetti partecipanti al Premio Gandolfi 9 10 11 12 13 14 15 Giancarlo Betti Maurizio Castelvetro Franco Rattini, Alessandro Franco e Stefano Matteoni Maurizio Ossani Maria Luisa Cipriani Maurizio Fabbri Valerio Menghi e Silverio Piolanti A Il Centro Servizi Stefano Ruberto Luciano Pavani e Renzo Sancisi Creatività e Intrapresa nella zona artigianale di Riccione Quando il Padre Guardiano della chiesa settecentesca di S.Bernardino si accorse che [l’edificio] stava degradando anche nelle strutture, mi incaricò'f2 di eseguirne uno studio di anamnesi, che portò'f2 alla progettazione del restauro filologico ed al rialzamento del tono statico delle strutture compromesse dai secoli. Si cominciava con una ricerca storica, dall’oratorio del 1485 alla definitiva forma del 1759 datole dall’Architetto Giovan Francesco Buonamici e dopo avere subito due ampliamenti nel 1672 post terremoto e nel 1728. di un certo valore, tele dell’Arrigoni (Giovanni Laurentini), di Ercole Graziani, oltre al panneggio del riminese Angelo Arlotti e affreschi di Giuseppe Milani da Fontanellato oltre alle statue di Carlo Sarti (quelle esterne in pessimo stato). Dalla verifica dell’insieme si passava ad una anamnesi dei materiali attraverso prospezioni mirate che mettevano in risalto i mali e le cause [che] ve nivano ricercate con una attenta eziologia. Era così'ec possibile evidenziare gli interventi ed alcune modifiche subite: le catene apposte nel 1786 dopo il terremoto, l’apertura della porta su via Bertola nel 1886, la recente pavimentazione interna era la terza in ordine di tempo, soglia di ingresso in trani, finestroni a telaio in ferro posti dopo il 1945, persiane rifatte di recente secondo lavorazione industriale, intonaco a cemento nelle nicchie esterne ed al portale, impiastricciamento con gesso e calce alle statue del Sarti, all’interno restauri indelebili degli anni ’60 avevano compromesso seriamente alcuni affreschi, e cinque spesse mani di tinteggiature avevano alterato le linee dei bassorilievi, dei fregi e delle stesse statue, variandone il cromatismo. Particolare attenzione ai legni ammalorati delle capriate e delle mensolature perimetrali interne ci poneva in condizioni di i nterven ire struttural men te e portato al risultato che l’interno della chiesa riflette il cielo e nelle giornate di sole giochi di luci e ombre “accendono” particolari creando una architettura viva, che voglio pensare sia quella voluta dal suo precedente creatore. P.S.: in seguito i vetri semplici non piacquero e li hanno sostituiti con vetri a bugne. Armando Baccolini La Chiesa di San Bernardino tempestivamente. Altro intervento tempestivo doveva avvenire sugli incannicciati. Con tavole, particolari e fotografie, veniva eseguita la progettazione “di tipo Boitiano” : nel rispetto del’insieme, l’evidenziazione di quanto databile, nel rispetto dell’antico, mai aggiungere assurde imposture. Si progettava il recupero delle facciate (banchinaggi, occhio di bue cornici, ecc,) recuperando i mattoni mancanti dal centro delle murature, si mantenevano linee di volta, le spaccature e lesioni denotanti movimenti e ampliamenti databili, alcuni segni e ferite dell’ultima guerra venivano lasciati a ricordo, le lesioni senza storia erano ricucite con trefoli incrociati saldati con malta acrilica e cemento, il filetto esterno alla base mancante e non ricostruibile con lo stesso cotto veniva rifatto (differenziato) con impasto ed ossidi. I finestroni, riportati alla di mensione originale, non avendone memoria, si eseguivano a tutta luce con cristalli trasparenti omogenei fumè'e8 Rimessa in staticità'e0 e protetta la struttura coprente della chiesa (capriate e incannicciati) e sbarrato l’accesso ai piccioni mantenendo l’aerazione al vano, si scendeva al recupero interno con lo scrostamento con bisturi degli strati di tinteggiature, ricercando quella di origine che veniva scoperta e rifatta identica con ossidi naturali e calce, gli intonaci apparentemente integri manifestavano distacchi che venivano consolidati con iniezioni. volte in questa città si sente che manca qualcosa. Come un bisogno di identità, di rapporto, di incontro. Ci sono zone di questa città che si presentano come “appoggiate” ad altre, quasi che non possano vivere se non ci fossero altri luoghi che danno loro il senso ed il significato. A volte basta una piazzetta, una cappella, un negozio, un campo di pallone. Ma chi abita e lavora ha bisogno di ritrovare il posto dove dire “.... questo è la mia zona...” La zona artigianale di Riccione non aveva ancora trovato una sua identità per mancanza di identificazione. Da questa considerazione è nato il progetto del Centro Servizi, dalla ricerca di un “luogo”. L'occasione è stata quella di creare un centro “del lavoro” che serva per “il lavoro”. Un specie di “teatro del lavoro” dove sia possibile incontrare il consulente, esporre le proprie creazioni, passare un'ora più distesa al ristorante. Il tutto “in piazza”. L'idea del progetto è stata quella di creare, appunto, una piazza, una piazza vera, di quelle in cui non ci sono macchine, addirittura coperta in modo tale che ci si possa stare anche se piove o nevica, da cui ammirare il movimento degli uffici e della strada. Un nuovo spazio veramente “pubblico” in cui possano fiorire eventi ed esposizioni. Stiamo creando un punto di incontro del lavoro, una nuova “borsa” del lavoro in cui l'aspetto relazionale abbia una dimensione preponderante e fondamentale. Per questo le attività si affacciano su questo spazio comune e coperto, ogni accesso avviene nella piazza attraverso il sistema dei ballatoi, la parte di immobile da destinare agli uffici comunali crea un fondale a questo grande spazio coperto. Nel mondo del lavoro dominato dal digitale noi crediamo che ancora, e probabilmente per sempre, il rapporto personale, l'incontro con il prossimo, possa costituire un valore fondamentale non eliminabile, ma anzi da perseguire e da ricercare. Per questo abbiamo cercato di garantire il massimo di integrazione degli spazi pur con il necessario livello di privacy. Il corpo parallelo a via Empoli funge da quinta scenografica dell’intera piazza. Tale effetto verrà ottenuto anche attraverso il trattamento della facciata andando a cercare nella sua profondità un effetto di spessore e di fuga prospettica. Il terrazzo di copertura che si presenta sulla piazza coperta fungerà da fondale verde dell’intera piazza. Al piano terra si prevede di posizionare l’Ufficio di Collocamento ed il Centro Informagiovani. Si ritiene infatti che tali servizi saranno quelli che potranno creare un forte afflusso di pubblico. Al primo piano sarà collocato il Centro Servizi di Supporto alle Imprese e lo Sportello Unico. Sempre al primo piano sarà localizzata la Sala Riunioni. Tale sala viene offerta come dotazione della parte dell’edificio da “rendere” all’Amministrazione a corredo della porzione di destinare a Centro Servizi di Supporto alle Imprese. La Sala Riunioni pensata come una struttura in grado di essere usata anche autonomamente rispetto alla rimanente porzione pubblica. Oltre all’ingresso previsto dall’interno dalla struttura pubblica verrà infatti creato un accesso autonomo posto al primo piano del vano scala comune. La copertura del corpo di fabbrica da destinarsi ai servizi comunali sarà praticabile in modo da poterne prevedere un uso come prolungamento della sala riunioni (meeting all’aperto, aperitivi e buffet). Proprietà: Centro Servizi s.r.l. Via Parini3, Riccione Gruppo di progettazione architettonica: Arch. Stefano Matteoni (capogruppo) Arch. Luca Astolfi Ing. Stefano Ferri Arch. Francesco Bianchi Arch. Cristijna Fonti Gruppo di progettazione strutturale: Arch. Stefano Matteoni (coordinatore) Ing. Vincenzo Lombardi Ing. Mauro Cevoli Arch. Angelo Ricci Gruppo di progettazione impianti elettrici: Arch. Stefano Matteoni (coordinatore) Ing. Franco Casalboni P.i. Luca Ortalli Federico Foschi La Pieve di Santa Cristina [...] “Sono passati quasi tre anni ed un grande lavoro da quando si è ricominciato a credere che questo piccolo scrigno di campagna arroccato nell’estremo territorio riminese potesse essere salvato da rovina certa. In molti avevano sottolineato il valore artistico e storico della chiesa ma nessuno immaginava che custodisse altre interessanti testimonianze. Oggi che la chiesa è restaurata e pare da fuori che nulla o quasi sia cambiato, a chi ha condotto i lavori sembra più un miracolo p o t e r l a ammirare ed ancora ergersi, più bella di q u a n t o trasmetta la sobria e severa facciata… S c r i v e Piergiorgio P a s i n i : “L’architetto di questa chiesa è stato un autodidatta di genio: Antonio Tondini, di Verucchio (18021884). Intorno alla metà dell’Ottocento solo un vero autodidatta, e per di più provinciale, poteva permettersi tanta libertà (e tanta passione) nell’interpretare così sconsideratamente (ovvero romanticamente), su schemi di gusto ancora manierista, i modelli e i motivi dell’antichità. Nato all’inizio del secolo, il Tondini era un possidente benestante con la passione per l’arte e per la cultura e l’archeologia del suo paese, fornito di qualche studio giuridico e impegnato in incarichi di responsabilità all’interno dell’amministrazione comunale verucchiese (fu più volte priore, una carica allora corrispondente a quella di gonfaloniere nelle città maggiori, e oggi di sindaco). Doveva essere già cinquantenne quando affrontò la progettazione di questa chiesa: la seconda, della sua non lunga carriera di architetto dilettante e senza “patente”. La prima era stata quella francescana di Santa Croce a Villa Verucchio, dei Minori Osservanti, che ha molto in comune con questa: dall’impaginazione delle pareti alla soluzione del presbiterio fino all’ornatissimo soffitto a cassettoni. Anzi i due edifici sono tanto strettamente apparentati che potrebbero essere stati concepiti contemporaneamente. Per entrambi talvolta si attribuisce al Tondini la sola opera decorativa: ma il suo intervento deve essere stato ben più ampio e, almeno per ESTRATTO DA VERBALE DELLA COMMISSIONE D’ESAME “PREMIO DI ARCHITETTURA CONTEMPORANEA GIOVANNI GANDOLFI” 1^ Edizione anno 2005 Rimini, 18 maggio 2005 In data odierna, presso la Sede dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Rimini – C.so D’Augusto, 108 Rimini – ad ore 10,30 iniziano i lavori della Commissione esaminatrice del “Premio di Architettura Contemporanea Giovanni Gandolfi”, per giudicare gli elaborati progettuali dei partecipanti al premio stesso, che risulta così composta: - arch. Marco ZAOLI in qualità di Presidente di Commissione - prof. Gianni BRAGHIERI in qualità di Commissario - prof. Marcello BALZAN in qualità di Commissario - arch. Massimiliano SIROTTI in qualità di Commissario - arch. Giuseppe BELLEI MUSSINIin qualità di Commissario - ing. Raffaele MUSSONI in qualità di Commissario Viene nominata Segretaria di Commissione la Sig.ra Monica CALLIARI. SEZIONE A – Opere di Architettura Progetto Vincitore – con consegna di targa d’argento ed ! 1.000,00: 6. Prot.n.601/C10 del 04.04.2005 “Centro servizi zona artigianale – Riccione” - Progettista: Matteoni Stefano - Costruttore: C.A.R. Consorzio Artigiani Riminese - Rimini - Committente: Centro Servizi Srl - Riccione Motivazione della Commissione Giudicatrice: Per la chiarezza dell’impianto e l’articolazione volumetrica. Il progetto è contraddistinto da uno spazio pubblico centrale su cui affacciano le attività presenti: i fronti dell’edificio sono maggiormente articolati e permeabili verso la corte pubblica e più compatti e lineari verso l’esterno. Il complesso riesce ad integrarsi con il tessuto insediativo circostante, caratterizzato da tipologie edilizie legate a funzioni produttive, ed a miglioralo sia funzionalmente che qualitativamente. 8 Santa Cristina, globale. I lavori della chiesa di Villa Verucchio (1842-1858), certo apprezzati ancora prima dell’ultimazione, debbono aver convinto il parroco di santa Cristina - don Sebastiano Cenni - ad incaricarlo del rifacimento totale della sua vecchia e barcollante chiesa rurale: che venne prolungata verso la facciata, ma fu realizzata conservando l’antica solida parete di sinistra e sfruttando per quanto possibile le antiche massicce fondazioni della parete di destra. Oltre alla buona prova fornita con la chiesa dei frati, a confortare nella scelta dell’architetto per Santa Cristina può essere stato il carattere conservatore e devoto del Tondini (“nato ed allevato nella cattolica fede e nel rispetto dovuto ad ogni ordine gerarchicamente sociale, a cotesti principi si mantenne sempre fedele”, dichiarava un contemporaneo - Alfonso Pecci commemorandone la scomparsa nel 1884), il suo disinteresse per il danaro (e spesso il rifiuto di ogni tipo di parcella professionale) e infine il fatto che la chiesa di Santa Cristina apparteneva al Vicariato foraneo di Verucchio. Ma soprattutto deve aver giocato la sua esplicita e sempre dichiarata passione per l’ornamentazione, in un momento in cui andava per la maggiore un’architettura molto sobria, di un neoclassicismo accademico rigorosamente purista, con appena qualche concessione al più classico e borghese rinascimento; tra Romagna e Marche, e a Rimini, essa trionfava con gli edifici del celebre architetto pontificio Luigi Poletti e dei suoi scolari e seguaci, e specialmente con quelli - rigo rosi - dell’ingegnere Filippo Morolli e quelli - più modesti ed eclettici - dell’architetto Giovanni Benedettini: entrambi coetanei del nostro Tondini, ma in attività fin dal terzo decennio del secolo e dotati di buoni studi e di un buon sapere pratico, dato che provenivano da famiglie di capimastri e imprenditori”. …Le caratteristiche architettoniche, decorative e l’importanza Massimiliano Sirotti [omissis] 7 6 Le statue venivano ripulite dalle manomissioni e ricuperate con precisa analisi dei materiali e via via, sempre con restauratori qualificati si interveniva sui bassorilievi, testine ai matronei, capitelli, lesene, gocciolatoi, quindi agli affreschi, alla volta absidale, ai 4 altari laterali. Ai matronei venivano recuperate le tele di cornice e per non disperdere calore durante le funzioni, si chiudevano con cristalli trasparenti le aperture, mantenendo e recuperando in alcuni la accessibilità'e0. Le tecnologie adottate delle campiture neutre, dei colori a tempera, del lavaggio leggero, degli impacchi con prodotti adatti, degli interventi a bisturi, delle iniezioni consolidanti, delle tinteggiature miscelate con colori e terre naturali, ha 5 istituzionale e un po’ ingessato. Perché complementari sono le finalità dell’associazione rispetto a quelle dell’Ordine. Archirì, organismo più agile e pronto, deve dare corpo a quelle iniziative volte a rafforzare il rapporto tra gli architetti e tra essi e il territorio. Iniziative che non sempre rientrano nel margine di azione di un ordine, ma di cui si avverte l’esigenza. Attività di supporto a quella dell’Ordine finalizzata a valorizzare il lavoro degli architetti e mettere in evidenza che essi costituiscono una risorsa insostituibile, che il loro agire è determinante per la tutela e per lo sviluppo del bene comune. Insomma, per farla breve, si potrebbe dire che l’obiettivo dell’associazione sia quello di rendere più popolare l’architettura. A tutti: cittadini, amministratori, operatori economici e culturali, in una realtà come quella della nostra provincia, nella quale la presenza degli architetti è cosa recente ed è stata in passato troppo ridotta per essere incisiva. in dalla costituzione del nostro ordine, nel 1995, tutti i Consigli hanno promosso e organizzato attività e corsi per i propri iscritti, ma anche eventi e manifestazioni aperte all’esterno. Potendo però contare soltanto sull’impegno dei volontari iscritti alle Commissioni, e su ridotte risorse economiche è stata chiara fin da allora la necessità di costituire un’associazione che superasse questi limiti. Oggi siamo riusciti a darle vita, e non è un caso che ciò sia avvenuto nel 2005. Perché è stato subito chiaro che il decennale dell’ordine poteva trasformarsi in un’irripetibile occasione di comunicazione e che non poteva essere affrontata adeguatamente con mezzi limitati. on Archirì possiamo ora contare su di una struttura che affianca l’Ordine e lo solleva da una serie di impegnative incombenze consentendogli di concentrarsi sulle attività istituzionali che gli sono proprie. Archirì è un’associazione aperta a tu tti gl i i scri tti all’Ordine ed a quanti, enti, organismi associativi, persone fisiche, siano a c c o m u n a t i dall’interesse per le questioni che riguardano l’architettura, la pianificazione del territorio e l’intervento sul paesaggio e sui beni soggetti a tutela. Il compito di assicurare unità d’intenti tra Ordine ed Associazione è affidato ad un Consiglio Direttivo espresso dagli associati. Si avvale dell’apporto professionale di un Direttore, Manuela Fabbri, che inoltre cura la comunicazione e l’ufficio stampa per l’Associazione e per l’Ordine. Grazie alle risorse raccolte con Archirì abbiamo ripreso la pubblicazione del nostro periodico “Architettirimini”, in una nuova veste e con un approccio maggiormente aperto all’esterno, riportando con forza la voce degli architetti nel dibattito sui mass media. Con Archirì, abbiamo attivato rapporti con enti, associazioni e privati, i quali non si sono limitati a concedere patrocinii ed a fornire sostegno economico, ma sono diventati veri e propri partners, con i quali collaborare costruttivamente per organizzare una serie di eventi che copre l’intero anno. I nostri partners hanno infatti messo a disposizione anche strutture, risorse umane, conoscenze e mezzi, rapportandosi spesso tra loro e contribuendo alla realizzazione delle diverse iniziative in un fruttuoso clima di collaborazione reciproca. Ed ecco come è stato possibile realizzare i workshop in alcune delle principali aziende presenti sul nostro territorio, o il corso “Luci & Ombre”, coronato con la consegna al Sindaco del progetto d’illuminazione dell’Arco d’Augusto, o, ancora, il convegno e la premiazione dei vincitori del “Premio Gandolfi” all’interno di una manifestazione di respiro nazionale come EuroPa. Mentre per il prossimo autunno, collaboreremo con i Musei Comunali all’organizzazione di Mentelocale, il consueto corso di aggiornamento per insegnanti che sarà quest’anno dedicato a “Le idee dell’architettura” e con SGR per una giornata dedicata ai temi di sostenibilità ambientale. Poi, l’imminente edizione di Architesi. Che per quest’anno prevede l’esposizione dei progetti delle tesi di laurea nel salone di Alvaro Biagetti a Santarcangelo in concomitanza alla vernice dei prototipi di Charlotte Perriand prodotti da Cassina, cui seguirà la festa degli architetti che si preannuncia ancor più ricca di novità e di attrattive. E poi, ancora in tema di comunicazione, un’idea in grado di superare i confini della provincia e che si propone di abbattere anche quelli culturali: una serie di trasmissioni televisive con protagonista Marco Messeri, attore che ha già dimostrato capacità di affrontare le tematiche dell’architettura con l’intelligenza di uno spirito libero ed ironico, che sarà realizzata con la collaborazione del Consiglio Nazionale e degli altri ordini provinciali, ed alla cui diffusione è interessata Sky TV per il proprio canale tematico Marc o Polo. Insomma, tanto lavoro per Archirì, ma un lavoro gratificante perché se ne possono toccare con mano i frutti. E chi è interessato ad aderire non deve fare altro che rivolgersi all’ufficio di segreteria dell’Ordine, che potrà fornire tutte le informazioni necessarie. Ma lo faccia presto, non stia ad aspettare, perché è già ora di pensare ai programmi per il prossimo anno. dell’artista che concepì il progetto originario, resero implicito che si sarebbe dovuto intervenire attraverso un restauro filologico. Si scelse quindi di ristringere l’ambito di discrezionalità a quella minima necessaria a garantire coerenza all’intervento di recupero attraverso: una lettura critica dell’organismo architettonico esistente e dei dati forniti dalle indagini l’esecuzione di opere di consolidamento che fin quanto possibile, non interferissero con l’edificio la rimozione di tutti i corpi estranei e gli apparati anche di sostegno, realizzati nel recente passato per riproporre, alla conclusione dei lavori, l’aspetto della chiesa il più fedele possibile a quella del XIX sec. Quando si iniziarono le operazioni di rilievo del manufatto, il complesso di S. Cristina che comprende oltre la chiesa anche l’ampia canonica, era disabitato da quasi un decennio. I tentativi di consolidamento effettuati a più riprese in passato, nulla avevano potuto al lento ma inarrestabile moto del terreno che la trascinava a valle. Così essa era devastata dalle lesioni che ne minavano la stabilità al punto che alcune porzioni della canonica, come le scale, erano appena crollati. All’interno della chiesa, ridotta a dimora dei colombi, passavano luce ed acqua dal soffitto sfondato in più punti ed i lacunari e le cupole, con i muri orlati da stucchi, erano consumati e sgretolati dall’umidità e dal freddo. Se la canonica appariva fortemente compromessa (ed a lungo si è creduto che non la si sarebbe potuta recuperare) la chiesa sembrava in condizioni migliori anche se le difficoltà di avvicinamento dovute ai crolli, non avevano consentito l’ esecuzione di om ogenee indagini preli minari. Nell’estate 2002 con l’inizio dei lavori si procedette innanzi SEZIONE D – Opere della Conservazione Progetti vincitori ex aequo - con consegna di targa d’argento ed ! 500,00s ognuno per un totale di ! 1.000,00 destinati alla Sezione D 5. Prot.n. 600/C10 del 04.04.2005 “Il fascino barocco – Chiesa S. Bernardino Rimini” - Progettista: Baccolini Armando - Costruttori/Imprese Edili Benzi Costantino; Arcangeli Giuseppe Rimini - Committente: Provincia Minoritica di Cristo Re - Bologna 8. Prot.n. 612/C10 del 05.04.2005 “Consolidamento Pieve Santa Cristina – Rimini” - Progettista: Foschi Federico - Costruttore/Impresa Edile SCR Italia s.r.l. Pesaro - Committente: Diocesi di Rimini - Rimini Motivazione della Commissione Giudicatrice: La Commissione ha deciso di premiare ex aequo i due progetti, per evidenziare due differenti percorsi metodologici che si sono svolti all’interno della disciplina del restauro architettonico. Il restauro della Chiesa di San Bernardino testimonia di un attento percorso compiuto nel recupero e restauro di alcuni edifici storici riminesi di pregio, che ne ha permesso la conservazione, la comprensione e la fruizione. Il progetto per il consolidamento della Pieve di Santa Cristina prende spunto da una attenta ricostruzione storica delle vicende che hanno caratterizzato la vita dell’edificio, la sua edificazione, i diversi interventi susseguitisi nel corso degli anni, per giungere a un convincente restauro del manufatto storico. [omissis] tutto a puntellare il complesso edilizio prima all’esterno e poi all’interno dove la chiesa fu sostenuta da poderosi ponteggi a tutt’altezza. Ripulita la polvere e rimosso tutto l’intonaco, il muro si presentò come una superficie antica, omogeneamente realizzata, profonda più di un metro, con grandi conci in pietra squadrata alta per due piani, con tanto di cornice basamentale, mentre da una nicchia alla base riapparve un portale d’ingresso (principale?) ad arco e sulla porticina della sagrestia un bell’archetto in pietra. Avevamo ritrovato intatti anche se in pessime condizioni, i resti dell’antica Pieve di S. Cristina? Per restaurare il muro antico e renderlo ancora capace di sostenere i carichi che gli spettavano si dovette eseguire un inevitabile smontaggio e rimontaggio dei conci, precedentemente rilevati e numerati. Fu così ritrovato incastonato al suo interno un interessante capitello romanico che decretava definitivamente le origini della pieve: esso nella sua schematica semplicità